2010/12/12

Smaltimento degli scarti dell'industria dell'oro

Le acque reflue derivanti dall’industria orafa presentano elevate concentrazioni di metalli che se dispersi nell’ambiente, possono inquinare gravemente, oltre a disperdere i residui dell'oro e di altri metalli che potrebbero essere recuperati. Le fasi di lavorazione dell'oro producono varie acque di scarto nelle quali si trovano sostanze acide e cianurose, prodotte dalle operate operazioni necessarie per ottenere le forme e la lucidatura giusta del metallo, lavorazioni come la fusione di leghe bassofondenti, la diamantatura, ecc, producano fanghi da calchi in gesso e da impianti di depurazione delle acque spazzature, pulimenti, sfridi, limature e scorie. Le acque di processo più comuni sono le acque saponose dal lavaggio dei pezzi lavorati e le acque acide prodotte dai trattamento post-decapaggio e vuotatura, mentre quelle di lavorazioni più specifiche sono le acque dai gessi da microfusione e le acque cianurose da risciacquo dei cicli galvanici. Gli elementi più inquinanti nelle soluzioni esauste sono i tensioattivi, rame e zinco, ferro, cadmio, alluminio, fluoruri, solfati, nitriti e ammoniaca. Una delle tecniche di depurazione più innovative che possono adattarsi alle caratteristiche dei rifiuti liquidi prodotte dalle industrie dell'oro è l’evaporazione sottovuoto. Questa tecnologia comporta molti vantaggi, quali: un’alta efficienza di depurazione, permette il riciclo dell’acqua depurata e una sensibile riduzione dei costi di trattamento, maggiori garanzie di controllo e minor impatto ambientale. Grazie al trattamento con evaporatore nella fase finale, è possibile inoltre ottenere un concentrato cristallizzato, dal quale è possibile recuperare l’oro ed altri metalli preziosi.
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