2015/04/14

Anche per i compro oro è periodo di crisi

Per i compro oro è arrivata l'ora della crisi ma non è certo un buon segno, nonostante il boom degli anni 2010-2011 non fosse visto di buon occhio da qualcuno era comunque il segno che una certa ricchezza era ancora presente nonostante fosse detenuta in oro e non in contanti.
Il grande giro di affari di quegli anni era anche frutto dell'alto valore che il prezzo aureo aveva raggiunto in borsa, arrivando a superare più volte il proprio massimo storico fino alla soglia dei 1900 dollari l'oncia, questa condizione permise a molti italiani di vendere oro ad un prezzo comunque superiore rispetto all'oro nuovo acquistato pochi anni prima, soprattutto se hanno venduto a compro oro onesti.
La crisi dei compro oro oggi non si può certo giustificare con una ripresa economica reale o con un miglioramento delle condizioni economiche degli italiani, in parte è dovuta al fatto che vendere oro usato alle valutazioni attuali non è appetibile ma sicuramente una delle ragioni da considerare è l'esaurimento di piccole scorte d'oro che gli italiani avevano accumulato negli anni passati, sia che fossero gioielli, monete o piccoli lingotti.
A conferma che la crisi dei compro oro non sia frutto di un miglioramento economico delle persone c'è il perpetrarsi dello stallo della vendita dei gioielli in oro, un settore quello dei gioielli in oro che è fermo ormai da anni e che ha visto molte gioiellerie trasformarsi in compro oro per sopravvivere alla crisi.
Anche se alcune gioiellerie si sono salvate commercializzando le nuove linee di gioielli prontamente realizzate da numerosi brand di moda che hanno approfittato della crisi per realizzare linee di gioielli in metalli più poveri ma che hanno incontrato il favore del mercato sia per la griffe sia per il basso costo rispetto ai gioielli in oro.
I numeri della crisi dei compro oro non lasciano dubbi sul ridimensionamento, con 13mila aziende che hanno chiuso nell'ultimo triennio, le attività che fanno dell' acquisto oro usato il business sono scese da 35 a 22mila e il fatturato di quelle in attività è dimezzato.
Questo è l'ennesimo impoverimento che grava sul tessuto sociale con migliaia di posti di lavoro persi e anche in prospettiva la situazione sembra in continuo peggioramento.
Purtroppo questo dato non è il segnale della fine della crisi, visto anche la continua stagnazione del volume dei consumi interni di altri settori ma solo la realtà di un ulteriore impoverimento del paese.

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci liberamente i tuoi commenti a questo articolo